Tuesday, December 22, 2009

 

Dacia Maraini presenta: IL LAGO DI TENDE BLU *** Un libro scritto dai giovani de L'Aquila e dintorni ***



A cura di Piergiorgio Lalli ***prefazione Stevka Šmitran ***Ianieri Edizioni - www.ianieriedizioni.it


in collaborazione con la Fondazione Pescarabruzzo - presidente Nicola Mattoscio



--------------


Presentazione
Apparentemente immoto ma in realtà pieno di vita, pulsioni, fermenti: così ci appare il “lago blu” delle tendopoli aquilane attraverso la lettura di queste toccanti testimonianze. Una moltitudine di giovani voci, unite a pochi ma significativi stralci di conversazioni con i “matti” del locale Centro di Salute Mentale: dunque le più fresche, le meno contaminate tra quelle dei sopravvissuti alla sciagura del 6 aprile 2009 prendono la parola e ci raccontano cosa vuol dire terrore, orrore, disperazione, tristezza, speranza, perfino gioia.
Un volume, il presente, ideale complemento di tanti, troppi impersonali reportage (con la commovente eccezione di quelli del giornalista Giustino Parisse del “Centro”, coinvolto in prima persona), che nella loro accuratezza linguistica e nella loro fattualità spinta lasciano spesso il lettore pieno di notizie ma vuoto di emozioni. Questo vuoto i giovani testimoni di questo libro, testardamente residenti in questa parte del nostro Abruzzo ferito, colmano con le loro liriche in bilico tra nostalgia e rimpianto, rabbia e riscatto. Senza vincoli né obblighi se non quelli dell’espressione, salgono limpide e libere le loro voci dal “lago” di tende: sospiri, grida, lacrime e sorrisi attraversano queste pagine e si proiettano verso l’esterno, verso il futuro, in un anelito di fratellanza e speranza. Ascoltiamole.

Nicola Mattoscio - Presidente Fondazione Pescarabruzzo

La speranza delle parole. Le parole della speranza.
“Sono aquilana, amo la mia città anche quando si muove”; “I ventitrè secondi più lunghi della mia vita”; “È come se fosse passato un gigante da sotto la terra”, “Tanti topi grandi come elefanti hanno scavato sotto la città e la città ha ballato”… Come spiegare meglio ciò che la ragione fatica ad accettare? I bambini parlano per immagini e le loro fantasie ci mostrano quanto sia difficile sobbarcarsi l’idea che la natura possa essere matrigna ed offrire, improvvisamente, un carico di devastazione senza movente. Una stupefacente possibilità del caso, e davanti alla vertigine della catastrofe, tutto diventa caso, la distruzione come la salvezza. Nel carosello inaspettato, quel lago di tende blu diventa mare di emozioni: il trasporto e lo smarrimento, la fratellanza, l’amore o il distacco, l’appartenenza, l’impotenza, il coinvolgimento come la pietà; “ti avrei voluto riparare sotto i rami del mio cuore, grande uomo”: la mancanza, la perdita, il lutto così faticoso da assimilare e ammettere. Quando la terra si muove qualcosa si impiglia nella mente, gelata e dura come una pietra. Una ragazzina scrive “il mio terremoto”. Dice “mio” a giusta ragione. Perché quella pietra le pesa nel cervello per sempre. Cambia lo stato delle cose, solido, liquido, gassoso: dal solido alla polvere, dal liquido al gassoso. Lo racconta bene la storia di uno di questi giovanissimi aquilani: “Come onde del cielo che s’abbattono sulla scogliera della terra fiorita, si muovono le case”… La città diventa corpo sofferente. Diviene città di carne alla quale scrivere “non cadere ti prego” e “ti voglio bene”.
Quando la morte passa così vicino, trasforma la percezione della vita. Ed ogni uomo non è più soltanto un uomo, ma è un uomo in più. Che ha tra le mani e dentro gli occhi lo spavento della sciagura, il miracolo dell’essere incolume e l’energia della speranza. Ci sono momenti che segnano confini precisi, spartiacque tra i ricordi e il futuro. I bambini intuiscono che la giostra dell’esistenza può avere, oltre il suo margine di gioco e musiche incantate, precipizi di dolore dai quali si può essere sopraffatti, dai quali – per destino? Per magia? – è possibile salvarsi. E allora c’è da scommettere su quella salvezza: irradiare intorno a sé salvezza. Come un dono, come un’arma, come uno strumento. Ed avere più forza per ricostruire. Iniziando da dove si può. Iniziando, a volte, semplicemente, preziosamente, dalle parole.

Dacia Maraini


-----------------------------------
Ci sono momenti che segnano confini precisi, spartiacque tra i ricordi e il futuro. Il 6 aprile del 2009 la terra trema e la natura improvvisamente diventa matrigna offrendo un carico di devastazione senza movente.
Una stupefacente possibilità del caso, e davanti alla vertigine della catastrofe, tutto diventa possibile, afferma Dacia Maraini, la distruzione come la salvezza.
Nel carosello inaspettato quel lago di tende blu diventa mare di emozioni. I bambini intuiscono che la giostra dell'esistenza può avere, oltre il suo margine di gioco e musiche incantate, precipizi di dolore dai quali si può essere sopraffatti oppure essere salvati. E allora scommettono su quella salvezza, trovano la forza per ricostruire, iniziando da dove si può, a volte semplicemente, preziosamente, dalle parole. Sono queste le parole raccolte nel libro Lago di tende blu curato da Piergiorgio Lalli, un viaggio nelle emozioni di bambini e ragazzi che partendo da un concorso di scrittura, "Tendopolimpiadi della parola" per primi hanno ricominciato a sperare in un futuro riparatore, perché per la giovinezza l'unico tempo da considerare è quello che guarisce.
Questo libro è il primo mattone fatto di giochi e racconti poetici che diventano basi solide di una volontà responsabile di ricostruzione. Un modo questo di riproporre la saggezza ovidiana della "lingua in cui si vive", che i giovani autori di questo libro testimoniano.
I proventi delle vendite de "Il Lago di tende blu" verranno interamente devoluti al Centro di Salute Mentale de L'Aquila.
Piergiorgio Lalli - nato a L'Aquila nel 1977, lavora a Firenze, Milano e Parigi prima di rientrare a L'Aquila due mesi prima dell'aprile 2009. In sintonia con le ferite della propria terra, è volontario nelle tendopoli aquilane, in seguito rinominate "lago di tende blu", dalla geniale intuizione di una bambina abruzzese, alunna dei suoi corsi di danza e musica. E' attualmente impegnato, insieme a Francesca Leoncini, alla progettazione de "Le Olimpiadi della Parola" concorso ispirato alle "Tendopolimpiadi".
(Provincia di Roma - Palazzo Valentini - Sala della Pace
via IV Novembre, 119/a - Roma)

Giovanna Nicolai 333 6638186 - Martina Suozzo 349 0758612

---------------------------------


Comments: Post a Comment



<< Home

This page is powered by Blogger. Isn't yours?